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"Nell'esperienza di cui posso parlare, legata alle malie della poesia e dell'arte, della cultura in generale, vorrei partire da un'ipotesi di tardo-modernismo di altissimo livello, tra l'altro inconsapevole, parto da un me ragazzo, più o meno nel 1992, rinchiuso in un cinema maleodorante e pomeridiano a guardare, insieme con pochi altri, un capolavoro del cinema di Pasolini quale 'Mamma Roma'. In qualche modo quel pomeriggio umido e lontano stanò la mia curiosità profonda nei confronti della poesia e lo fece nel modo più sgarbato, irruento e greve possibile; mi obbligò a fare i conti con la mia figura in crescita, con l'appressarsi della fine di un millennio e soprattutto con la voglia di non limitare la cultura, attraverso steccati precostituiti non alzati dall'unico vero giudice, il talento". (A. Seri).